A.N.F.F.A.S. LEGNANO 1981

fotografie di Efrem Raimondi

a cura di Laura Manione

In un articolo intitolato “La fotografia non esiste”, uscito nell’aprile 2013 sul suo blog, Efrem Raimondi scriveva: «La fotografia alla quale penso e nella quale mi rifletto non è un vezzeggiativo. Non è carina, non è simpatica. / Non accattivante. / Non è spaccona. Non sbraita. Se alza i toni emette un urlo muto che costringe a frequenze inusuali immutate nei secoli. / Non ha alcuna pretesa, a parte quella di trovare sede in me».

Benché Efrem Raimondi non amasse ricevere troppi apprezzamenti sulla sua innegabile qualità di scrittura e ribadisse che le parole avevano il ruolo di facilitare la lettura delle fotografie, non di sostituirle, il breve passaggio appena riportato si rivela essere particolarmente significativo per comprendere l’importanza di una mostra all’apparenza inusuale.

Il messaggio è chiaro: ogni fotografia prodotta dal Raimondi, trovava e ancora trova “sede in lui”.

Una tale aderenza e interdipendenza tra l’autore e il proprio lavoro (l’uno contiene l’altro e viceversa) è possibile solo se si matura e si mantiene una visione, vale a dire un’idea precisa di ciò che è il fotografico e dei motivi irrinunciabili che inducono a praticarlo.

All’origine della visione di Efrem Raimondi si collocano due lavori: Terremoto in Irpinia (1980) e Anffas Legnano (1981). Rare le volte in cui le due serie non fossero citate nelle numerose lectio magistralis che il fotografo teneva in varie istituzioni pubbliche o private. Entrambe, infatti, ben rappresentavano le fondamenta di quella dimora nella quale sarebbero confluiti il resto e il senso del suo fare fotografia.

Limitandoci alle immagini qui esposte, davvero esse rinviano il riverbero delle frequenze inusuali immutate nei secoli menzionate nell’articolo, frequenze captate da chi realmente si fermava a guardare e a ragionare (non dimentichiamoli gli studi in filosofia del Raimondi) sulla storia delle immagini per cercare apparentamenti, trovare o segnare direzioni, stare nel tempo al di là della temporalità.

Ecco allora che uno dei ritratti più conosciuti di Anffass Legnano ci rimanda l’eco della Medusa di Caravaggio; oppure, considerando elementi più squisitamente fotografici, l’intera sequenza riflette lo stesso impulso giovanile descritto da Richard Avedon a proposito delle immagini realizzate in Sicilia nel 1947: fare fotografie senza pensare di farle.

«Tutto è cominciato da qui», sottolineava Efrem Raimondi a proposito dell’Irpinia e di Legnano. Da quei luoghi, fisici e mentali, che non gli sarebbe dispiaciuto «affatto rifrequentare: niente addetti ai lavori intorno, niente trucco e parrucco, niente salette riservate per uno pseudo pranzo… niente. Niente visi imbronciati e zero glamour».

Tutto da qui. Quarant’anni di fotografia sono tanti, la “sede” si è sviluppata su più piani, certo.

Ma, se vi si vuole accedere, questo è l’ingresso.

LA MOSTRA

Creative Lab Mantova | Non c’è limite al limite 2025